Si presenta di colore rosso vivace, dovuto a inclusioni di cromo, ma può assumere varie tonalità di questo colore, che vanno dal rosso più vivo, anche detto "sangue di piccione", al rosato (tipico di rocce metamorfiche generatesi per metamorfismo di contatto di sedimenti alluminiferi e di marmi dolomitici). Data l'elevata durezza, una delle giaciture tipiche è quella secondaria in depositi alluvionali.
Le sue dimensioni solitamente non sono eccezionali e son molto legate alla trasparenza; per questo si ritengono eccezionali i rubini limpidi che superano i 10 carati. Sempre in base alla qualità, si utilizzano varie tipologie di taglio.
Le migliori gemme sono solitamente tagliate "a faccette", mentre al decrescere della trasparenza si passa alla forma di "cabochon"; questa modalità di taglio è, inoltre, la migliore per mettere in risalto, laddove presente, il fenomeno dell'asterismo.
Il rubino è una gemma molto rara e nell'antichità venne spesso confuso con altre gemme di colore rosso, finché i moderni mezzi gemmologici non permisero un'analisi più accurata del tipo di cristallo; anche al giorno d'oggi, sia per la sua limitata produzione, che per la grande bellezza, può capitare che per rubino venga spacciata un'altra gemma, utilizzando altri minerali come lo spinello (Rubino balascio), varietà di granato come l'almandino e il piropo (Rubino di Boemia), lo zircone ed il topazio (Rubino del Brasile) e latormalina (Rubino di Siberia).
Ultimamente molte analisi sono state eseguite anche sui gioielli antichi e uno dei più famosi errori fu riscontrato nei gioielli della corona britannica, con il "Rubino del principe nero" e il "Rubino del Timur", entrambi riconosciuti come spinelli.